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Diario del pellegrinaggio da Padre Pio
23-11-2017  Primo giorno

Padre Pio e don MarioSono le 5.09 del mattino.
Ognuno di noi ha riposto nella bauliera del bus i propri bagagli e portato con sé le tante preghiere, domande, preoccupazioni e ringraziamenti da rivolgere a Padre Pio.
Mentre aspettiamo di esser chiamati, per prendere posto sulla poltroncina assegnataci, osservo intorno a me i tanti volti delle persone che mi circondano.
C’è chi è frizzante e in fremente attesa, chi ha il volto velato da un pizzico di preoccupazione e chi, come Maria Sole, Tommaso e Cassandra, ha la freschezza e la purezza della loro giovane età.

Mi riportano alla mente, me bambina, in uno dei mie primissimi pellegrinaggi con Don Mario.
Ricordo ancora con gioia quei momenti, gli occhi dolci di Don Mario e le risate con Chiara, una bambina mia coetanea, conosciuta sul bus.
Ora, come allora, anche loro… cuffie, musica e risate.

Durante il percorso una nebbia fitta circonda il paesaggio d’intorno.
Un pellegrinaggio riesce a scandire il tempo e i pensieri, perché la vita è un lungo cammino fatto di scalini, strade ripide e tortuose ma spesso ci regala discese infinite con il vento che ti rinfresca il volto e il cuore…

Dopo la prima sosta all’autogrill, Don Cristian passa la parola a Graziano, figlio spirituale di Padre Pio, presente con noi sul bus, che ci racconta come il padre ha cambiato il percorso della sua storia, stravolgendola e rendendola ricca di vita…

“..Io ho conosciuto padre Pio nel 1963 e adesso ho 78 anni..Il prossimo anno festeggio il mio cinquantacinquesimo anno di visita a Padre Pio.
In lui, ve lo dico sinceramente, ho conosciuto la bellezza di Dio e soltanto chi lo ha frequentato può dire questo.
Vi voglio dire una cosa: io non sono stato fortunato ad aver conosciuto Padre Pio perché ho una grande responsabilità davanti a Dio; beati voi che credete senza vedere.
Io l’ho visto in maniera umana e divina.

Mi recai a San Giovanni Rotondo, una mattina all’improvviso, dopo aver conosciuto la Demarista.
Mi piacque talmente tanto che volli andare a conoscere il “principale“, il vero artefice di questa creatura.
Una mattina di febbraio andai a San Giovanni Rotondo mosso da un po’ di curiosità.
Vidi celebrare la messa dal Padre e non capivo quei silenzi, quelle lunghe estasi che aveva.
Non le capivo perché venivo da un altro modo di vivere; non le capivo però ne ero affascinato e incuriosito.

La Messa del padre prendeva anche chi era la prima volta che ci andava.
Dopo qualche giorno mi prenotai e mi confessai.
A quel tempo Padre Pio confessava gli uomini,  gomito a gomito, nella vecchia sacrestia.
Io credevo che fosse una cosa normale.

Stavo per inginocchiarmi e lui con un accento brusco mi disse: “Che stai facendo te?” Io gli risposi: “Padre mi voglio confessare”.
Lui con la voce un po’ forte, cioè non che rimprovera ma che scuote, mi disse: “Tu brutto approfittatore e sacrilego”.
In quel momento, sono cose dell’anima, vidi tutti gli errori che avevo fatto, come delle fotografie dell’occhio intellettivo, cioè prendere consapevolezza di tutto ciò che era stato sbagliato nella mia vita, dove avevo mancato.

Queste parole, “approfittatore sacrilego”, erano una cosa grossa e non sapevo come uscirne.
Gli dissi: “Padre almeno una benedizione me la dia” e Lui mi rispose: “ Tu neppure quella ti meriti!”.
Ed io: “Padre allora che devo fare?”.
Il Padre mi disse: “Vai al tuo paese e rimedia il male che tu hai fatto.
Poi torna qua che ti aspetto”.

Uscii da quel luogo, di “tribunale divino”, in maniera sconcertata; non sapevo più dove andare, ero smarrito veramente.
Ritornai in quella casa in cui avevo preso alloggio ed entrando in camera non mi potevo nemmeno guardare allo specchio da come mi facevo schifo; amaramente ebbi un pianto continuo che durò fino alle 15 del pomeriggio.

Facevo delle piccole dormite e piangevo, piangevo continuamente.
Mi ricordo che venne una mamma spirituale, la signora Vasini, che mi consolò e mi disse:“Mi raccomando vada alla funzione e vedrà che Padre Pio saprà come fare”.
Spinto dalle sue parole mi recai al vespro pomeridiano e mi colpì un fatto molto strano; quando il Padre era davanti a Gesù eucarestia era un’ anima fusa in ciò che adorava; diventavano due anime che si fondevano.

Difficile a dirsi e a pensarlo, ma veramente questa grande fusione c’era.
In sacrestia, avvenne un fatto molto particolare: mi misi in ginocchio ed ero in seconda fila.
Dopo un ringraziamento abbastanza lungo, passò Padre Pio ed io gli dissi questa frase: “Padre io me ne vado, mi stia sempre vicino, mi tenga nel suo cuore”.
Lui ribattendo mi disse: “No!”.

Io lì ebbi proprio un crollo.
Padre Pio fece due passi, poi si girò e con un fare dolce, sentii proprio una voce piena; dopo le persone vicine mi domandarono cosa mi avesse detto, perché spesso quando parlava con delle persone la gente accanto non capiva.
Lui mi disse: “Non nel mio cuore, ma in quello della Madonna io ti metto” e se ne andò.

Io rimasi lì incantato.
Dopo andai via con il treno e mi fermai due giorni a Loreto.
Quando ritornai a casa mia moglie, con la quale ero sposato da sette mesi, non mi riconosceva nemmeno.
La cosa più forte è stato il dover restituire il mal torto fatto alle persone e soltanto Padre Pio poteva farmi fare queste cose.

Padre Pio era la potenza di Dio; quante volte ho visto brillare dal suo volto una luce intensa, quante volte ho visto la forza di Cristo in lui.
Ho “assaggiato” delle cose, che sono difficili da raccontarvi perché non le capireste, soltanto i regali che il Signore fa si possono comprendere e capire.
E’ un cinema che io vi posso raccontare ma che voi non lo potete vivere, lo vivete in maniera assente, ma posso dire che Padre Pio ha portato Cristo con umiltà e tranquillità.

Diceva di essere un mistero a se stesso perché era Gesù che operava in lui.
Si era abbandonato in Cristo.
Guardate, il protagonismo è una cosa che fa male oggi.
Anche tanti sacerdoti dovrebbero portare Cristo, portarlo a tutte le creature perché Cristo è la persona che ama veramente: è l’amore incarnato.
E’ difficile raccontare Padre Pio, molto difficile.

La cosa che vi posso raccontare di Padre Pio è che a me questa creatura, santa e grande, mi ha rovinato la vita, capitemi, perché è grande la responsabilità che mi ha dato.
Delle volte noi, suoi figli spirituali, andavamo nella sua veranda la sera ed era come parlare con un amico.
Sapeva scrutare l’interno delle anime, era come stare con Gesù.
Padre Pio nella storia della Chiesa è unico.

Aveva in sé la presenza di Cristo, era totalizzante.
Vi racconto una cosa molto forte.
Un prete di Pistoia, un frate domenicano, mi chiese: “Prima di partire dì a Padre Pio come mi devo comportare con un’anima che lui sa”.
Ed io gli dissi: “Padre mi dia nome e cognome di questa persona”.
Lui mi rispose: “Al Signore, in paradiso, non ci sono né nomi né cognomi.
Te presentagli questa cosa che ti ho detto e lui mi darà risposta”.

La sera chiesi a Padre Pio: “Padre, un frate domenicano di Pistoia, le chiede come può comportarsi con un‘anima che lei sa”.
Io non sapevo come dirglielo e gli dissi proprio così.
Lui mi rispose: “Dì a questa creatura di preparare quest’anima alla santa morte”.
Io capii ma come si può dire una cosa del genere ad un sacerdote? Tornando a casa riferii le sue stesse parole al frate di Pistoia e lui mi disse: “Questi grandi santi!”.

Dopo quindici giorni, una mattina il frate telefona a casa mia e disse a mia moglie: “Dica a Graziano che questa anima stanotte è morta.
Capisce lui”.
Dopo 20 anni circa, persi di vista questo frate, e una mattina me lo sognai.
Vidi questa creatura, questo sacerdote in veste bianca, in una stanza a sedere ed io gli dissi: “Padre ma lei non è morto?” Lui mi rispose con questa frase: “Fammi dire due messe per entrare in paradiso”.

Mi svegliai, raccontai questo alla misericordia di Pistoia e il prete annullò le messe per i defunti che erano già state programmate nei successivi due giorni e fece dire le due messe che mi aveva chiesto in sogno il frate.
Con Padre Pio si vedevano questi fatti eclatanti, sono fatti che danno la testimonianza di una creatura che sapeva portare le anime a Dio.

Qualche volta andavo davanti alla cella per dargli il buon giorno, facevamo quasi a gara.
Una mattina dissi tra me e me, mentre aspettavo che venisse: “Ci metto dodici ore per venire giù, ci sono tanti bravi sacerdoti a Pistoia ma questo è super perché qui c’è Cristo davvero.
Allora dopo un po’ si sentirono dei passi e dei buongiorno.
Il padre, dopo che avevo fatto questi pensieri, quando arrivò davanti a me disse: “Che borbotti in quella testa!”.

Padre Pio mi ha insegnato a camminare con i piedi per terra.
Mi ha insegnato a crescere.
Quando diceva qualcosa poi si verificava sempre.
Un giorno gli portai un presepio in miniatura; ero accanto a lui che gli facevo vedere questo presepio con orgoglio spiegandogli che era mandato dalle suore di clausura; glielo dissi con semplicità senza farci troppo caso.

Il Padre mi guardò con severità e mi disse: “Ricordati che quelle anime, sono i veri para fulmini di Dio!”.
Abituava così i suoi figli, a sentire l’amore di Dio; delle volte ci rimproverava quando vedeva l’attaccamento alla sua persona e allora ci mandava in Chiesa a pregare.
Tutti i giorni si svuotava di se stesso, continuamente, per far posto al Signore.

Io ho imparato e ancora ho da imparare tanto, fidatevi di Cristo e portatelo ovunque.
Ricordatevi ci vuole poco, molto poco a diventare brave persone, non pretende mica tanto il Signore da noi.
Guardate i bambini, sono semplici. Semplicità e umiltà”.

Parole forti, di occhi e orecchie che hanno visto e sentito la vera grandezza di nostro Signore in Padre Pio.

Dopo aver pranzato in un ristorante-albergo a pochi passi dal cuore di Pietrelcina, paese natio di Padre Pio, ci incamminiamo a visitare i luoghi dove lui ha vissuto.

Tra vicoli e ripide scalinate di pietra, ci sono con noi tre o quattro cani del posto che camminano liberi.
Visitiamo la casa di famiglia, la cucina e le stanze dove dormiva Padre Pio.
Il tutto è molto umile e povero; in quei luoghi il tempo sembra si sia fermato ad un’epoca a noi così lontana e sconosciuta.

Nella “morgia”, salendo dei gradini ripidi, è posta una stanza rettangolare.
La “torretta” era per Padre Pio, sin da ragazzo, luogo dove pregava, riposava e studiava.
Tra queste mura diede vita al suo famoso “Epistolario” dal quale conosciamo la sua meravigliosa vita spirituale.
Padre Pio, in età avanzata, ricordando questi luoghi affermò: “ Ah, se quelle pietre potessero parlare!”

Saliamo ancora tra ripide strade e in alto a tutto è collocata la Chiesa antica dove Padre Pio si recava a pregare. Una luce intensa, come un faro puntato dall’alto, illumina il crocefisso posto vicino all’altare.

Prima di arrivare a San Giovanni Rotondo ci rechiamo a Piana Romana e Graziano ci racconta la storia di questo luogo….

..Padre Pio sotto questo olmo si raccoglieva in preghiera ed era diventato per lui molto caro.
Un giorno gli apparve il Signore e ritornando al paese si accorse di avere le piaghe aperte.
Il Padre pregò tutta la notte perché gli sparissero le stigmate; voleva sì soffrire ma in silenzio senza essere visto.
Quindi fu, momentaneamente, accontentato.

Questo ramo grosso, frondoso, con radici forti, era sempre pieno di nidi di uccellini e di altri piccoli animali. Padre Pio è stato il messaggero vero di Dio. Qui ha cominciato la sua vita da ragazzo.

Ore 20.30

Ceniamo velocemente all’albergo delle suore dove alloggiamo, per riuscire a recarci in orario al santo rosario e alla processione davanti alla cella di Padre Pio.
Un’altra grande sorpresa inattesa per molti di noi: nella Chiesa di Santa Maria delle Grazie è presente la Madonna di Fatima pellegrina.
La Madonnina appare dolce e delicata, con le sue guance rosee e vellutate, come le tante rose che sono poste ai suoi piedi.
Lo sguardo dei suoi occhi appare a momenti malinconico e attimi dopo dolce e amoroso.

Percorriamo in silenzio dei corridoi e delle scale che ci conducono alla cella di Padre Pio.
Era moltPadre Pio nella Criptao tempo che non facevo questo percorso.
Un particolare di questo luogo è a me caro.

Proprio a pochi passi, prima di arrivare alla cella, dopo un lungo corridoio, c’è una foto grande sopra un‘arcata.
Ricordo, molti anni fa, le parole di Don Mario: “Guarda un po’ lì!”, e mi chiese di fare uno scatto a quella foto.
Ricordo sempre con dolcezza quel momento; anche se ero poco più che bambina, ricordo distintamente i suoi occhi chiari pieni di contentezza e gioia nel vedersi in quella foto dove, con la testa china, stava baciando la mano a Padre Pio.
Elisabetta Salvadori
Nota: Continua in seguito con il secondo giorno

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