Facebook
Logo Facebook

Giornata di spiritualità dei volontari di San Donato e Santa Maria a Pulica
12 Ottobre 2019

Primo momento
Dalla Lettera agli Ebrei (12, 1-4)
Anche noi dunque, circondati da un così gran nugolo di testimoni, deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, 2tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede. Egli in cambio della gioia che gli era posta innanzi, si sottopose alla croce, disprezzando l’ignominia, e si è assiso alla destra del trono di Dio. 3Pensate attentamente a colui che ha sopportato contro di sé una così grande ostilità dei peccatori, perché non vi stanchiate perdendovi d’animo. 4Non avete ancora resistito fino al sangue nella vostra lotta contro il peccato.

Don Cristian: Inizio con questa brano della lettera agli ebrei perché mi sembra che ci aiuti a concentrarsi su quella che è la questione della nostra esistenza come cristiani.
Siamo volontari che ci troviamo in ritiro per riscoprire ed approfondire sempre di più il senso di quello che noi facciamo.

E quindi ho detto: “perché no?” questa parte della lettera agli ebrei ci può aiutare ad entrare più a fondo su quello che è il senso del nostro vivere: il servizio.
La lettera agli ebrei non è una lettera, prima si credeva che fosse di San Paolo, invece è una omelia battesimale che l’autore rivolge ad una comunità, probabilmente di origine giudaica, una comunità affaticata ed ormai abituata alla vita cristiana.

Allora l’autore della lettera agli ebrei cerca di approfondire ed indirizzare l’attenzione dei suoi uditori sul riconoscere come Sommo Sacerdote e Sacerdote definitivo il Signore Gesù; e poi propone degli stimoli alla responsabilità per essere una comunità che testimonia Cristo secondo la sua storia.

Ed infatti avete sentito dice: “anche noi dunque, circondati da una moltitudine di testimoni”.
Se voi approfondite e riprendete la Bibbia ed andate al capitolo 11 di questa lettera vedete che l’autore parla di questi testimoni e sono tutti i testimoni da Abramo fino agli Apostoli, soprattutto testimoni dell’Antico Testamento, che hanno una nota in comune: l’aver avuto fede ed aver perseverato nella fede fino in fondo.

Aver perseverato nella fede fino in fondo vuol dire aver combattuto, come direbbe San Paolo, la buona battaglia, quindi aver concluso la loro vita cercando ogni giorno di rinnovare il proprio rapporto con il Signore e di essere, nonostante la propria debolezza, un testimone.

Noi, e vi invito a vedere il capitolo 11, oltre a questi testimoni siamo nel tempo della Chiesa in cui ci sono tutti Santi, dai primi secoli fino ad oggi, fino a tutte le persone sante che magari possiamo aver incontrato e che magari non sono nel calendario: mamme, babbi, nonne, amici e perché no, Don Mario, la Caterina e vivente ancora, almeno vi rimane in mente, il cardinale Ernest Simoni: testimoni.

Mi rifermo su di lui perché è una presenza viva, la sua vivacità è un dono della Grazia, perché a 91 anni … oggi era in Brianza .. pensate.
Quindi a 91 anni dà le pappe ai cinquantenni come me, ma anche quelli più giovani.

Circondati da una moltitudine di testimoni quindi, da tutti i segni che sono di aiuto per noi a non lasciarci andare alla quotidianità ed all’abitudine, anche noi dunque, avendo deposto tutto ciò che è di peso.

Che cosa appesantisce la nostra vita? Ciascuno può fare i conti con sé, nel senso che ciascuno ha percezione di sé stesso: ci sono delle cose, abitudini, modi di fare, dei rapporti che appesantiscono la nostra vita e che la rendono più fiacca, più triste.

E tutto ciò che è di peso è anche tutto ciò che rallenta, anche le paure che ciascuno di noi può portare nel cuore, rallentano.
Quindi deposto, spogliati da tutto ciò che è di peso, tolta la zavorra ed il peccato che ci assedia .. il peccato ci assedia.

Vuol dire che in qualche modo la nostra vita è come una vita di uno che comunque con le virtù ha un fortino, ha uno scudo ed è lì pronto, il peccato, a farti cadere.
Per peccato si intende ogni realtà contro l’amore, e quindi basta vedere i comandamenti, i comandamenti di Gesù: amatevi come io ho amato voi .. è una parola!

C’è da sottintendere in tutto questo insegnamento quello che dicevamo prima: l’opera della Grazia che porta a compimento in noi, l’azione di Gesù accolta in noi, che ci rende liberi e ci aiuta a deporre il peso; a noi spetta riconoscere quali sono i pesi, i nostri pesi, i nostri peccati, dargli un nome e poi attingere alla grazia e lasciare che Lui operi.

Ma finchè noi o per ignoranza o per orgoglio non riconosciamo queste cose, noi rimaniamo fermi, non progrediamo.
E quindi deposto, spogliati da tutto ciò che ci appesantisce e dal peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa verso Lui che ci sta davanti.

E veramente mi torna in mente per forza l’orologio che c’è fuori, l’orologio dove c’è scritto “il tempo fugge” e quello che c’è scritto anche nella meridiana di là, a lato della canonica, in latino, “finchè abbiamo tempo facciamo il bene”.

Oggi è un giorno che domani non ritorna, quindi quello che sono riuscito a fare oggi, ringraziamo il cielo, domani è un altro giorno .. se l’ho riempito e l’ho lasciato riempire da Dio di benedizioni a fine giornata lo lodo e lo ringrazio e comunque chiedo perdono perché c’è sempre qualcosa ancora da cambiare.

Però corriamo .. è un invito a non perder tempo, eppure quanto tempo si perde, quanto tempo perdiamo in distrazioni di cui se ne potrebbe fare anche a meno .. e parlo proprio nella libertà: quante volte si perde tempo parlando male delle persone anche qui nel piazzalino, parlando male.

Quante volte si perde tempo facendo capannelli e riunendosi insieme non per il bene, per il bene si fanno le cose alla luce, per il male si fanno di nascosto.
Per il bene si fanno alla luce, con carità e verità, nel tempo opportuno.

Ricordiamoci che dobbiamo domandarci sempre, quando si parla di una persona, “perché lo faccio? Per quale motivo parlo di questa persona ad un’altra persona?” se è un motivo di carità per costruire qualcosa per aiutarlo, bene, se no devo pensarci dieci volte.

Quindi corriamo con perseveranza, senza stancarci, senza distrarsi, tenendo fisso lo sguardo su Gesù.
Ecco qui c’è tutta la vita cristiana: tenere fisso lo sguardo su Gesù.

Il verbo “tenere” è un verbo dinamico, vuol dire che non mi basta guardarLo una volta, è un verbo che mi dice che è un’azione che devo fare costantemente.
Tenere fisso, guardare a Lui .. perché devo guardare a Lui?

Quello che vi dico vale anche per me, nessuno è escluso.
Tenere fisso perché le distrazioni ci portano via da quello che è il senso ultimo di quello che facciamo, sia per la nostra vita che per il servizio agli altri, tenere fisso lo sguardo su Gesù vuol dire non perdere di vista né la motivazione, né perdere di vista la Sorgente della nostra forza.

E ritorno lì .. perché persone come il Cardinale Ernest Simoni hanno questa forza?
Perché anche nelle tribolazioni, nella prigionia .. non dimentichiamoci quasi 30 anni tra torture, prigionia e lavori forzati e appunto fino ad oggi, ha tenuto fisso lo sguardo su Gesù.

E quello che lui è oggi è opera della Grazia perché la Grazia ha trovato un cuore disponibile, una volontà che non si è lasciata vincere, perché c’è la Grazia che ha operato in lui.
Fisso lo sguardo su Gesù .. è la Grazia di ogni giorno, che ci dà l’opportunità di rigenerare la nostra vita e la nostra fede.

In fondo quando è che nasce un innamoramento?
Quando c’è un incontro tra due persone, quando c’è uno scambio di sguardi.
E l’innamorato, se è innamorato, ha occhi solo per l’amata e viceversa.

Quindi dobbiamo riscoprire e ravvivare sempre di più questo amore per il Signore che è all’origine della fede.
Cioè la fede questo sguardo sulla vita che ti dà la possibilità di vedere oltre le vicissitudini quotidiane e che ti aiuta a dare un senso a tutto.

L’origine della fede sta nell’incontro con Gesù.
Che non ci mollà lì .. non è che ci regala la fede e poi dopo ” ciao” .. no!
La porta a compimento, Lui ci accompagna ogni giorno in questo Mistero d’Amore.

E l’autore continua a sottolineare, il testimone per eccellenza che è il Signore Gesù, che ci rende viva l’immagine del Padre e l’Amore del Padre.
Gesù di fronte alla gioia che gli era posta .. pensiamo che il Signore era nella Gloria trinitaria quindi Gesù è vero uomo e vero Dio prima di tutto , quindi era nella Gloria Trinitaria e dinnanzi alla possibilità anche di diventare un uomo di potere .. vi ricordate le tentazioni nel deserto?

ha scelto di abbracciare la croce, cioè di accogliere quella volontà di Dio che era portare a compimento il progetto di Amore su di noi.
E’ quell’amore lì, fedele fino in fondo, gratuito, che è la sorgente della nostra salvezza.

Quindi pensiamo al Figlio di Dio che scende, diventa Figlio anche dell’uomo nel grembo di Maria e poi scende ancora di più .. nell’umiliazione della croce e scende ancora di più fino nel regno dei morti, negli inferi.

E poi Dio, il Padre, Dio Padre lo esalta e dice San Paolo, nella lettera ai Filippesi, Gli dà un nome che è al di sopra di ogni altro nome: cioè una dignità, quella dignità che Lui già aveva ma che è riconfermata, a Lui che siede alla destra di Dio, riconfermata perché ha portato a compimento la volontà del Padre.

E qui l’invito a pensare “attentamente”.. tenere fisso lo sguardo su Gesù .. pensare attentamente .. è un rafforzativo.
Gesù e la Sua vita, la Sua capacità di combattere contro il male, il peccato, il maligno e la morte; l’invito a guardare a Lui ed a questi testimoni per trovare coraggio, per trovare nei nostri fratelli testimoni ed in Gesù stesso la forza della Speranza e della Carità per andare avanti.

E ci dice anche in fondo “non stancatevi, non perdetevi d’animo, non avete ancora resistito fino al sangue nella vostra lotta contro il peccato”, cioè non avete ancora lottato fino alla morte nella lotta contro il peccato.

Pensiamo che combattimento è questo: un invito ad essere costantemente fermi nella scelta del bene.
Non è facile, per nessuno, nemmeno per il Papa, a cui vogliamo tanto bene. Per tutti ogni giorno è riprincipiare questo combattimento, con la memoria delle grazie già ricevute, ma con un giorno nuovo, con le novità di bene e di male. Stiamo un po’ davanti a Gesù per meditare su queste parole.